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Palazzo Schifanoia a Ferrara: Guida Completa alla Delizia Estense e ai Suoi Tesori Rinascimentali

Ferrara, città gioiello del Rinascimento italiano, custodisce tra le sue antiche mura tesori di inestimabile valore. Tra questi, Palazzo Schifanoia risplende di una luce particolare, invitando il visitatore a un viaggio straordinario attraverso l’arte, la storia e la cultura della corte Estense. Situato in Via Scandiana 23, questo luogo non era una semplice dimora, ma un vero e proprio tempio dedicato al piacere e all’otium colto, come suggerisce il suo nome evocativo: “Schifanoia”, ovvero “schifar la noia”, allontanare il tedio e le preoccupazioni della vita politica per immergersi in un’oasi di bellezza e svago. Preparatevi a scoprire una delle “delizie” estensi più celebri, un luogo dove la magnificenza signorile si fonde con la più alta espressione artistica del Quattrocento.

Le Origini di un Luogo di Delizie: La Fondazione e le Prime Fasi di Palazzo Schifanoia

Per comprendere appieno il significato di Palazzo Schifanoia, dobbiamo fare un salto indietro nel tempo, nella Ferrara del tardo XIV secolo. La città, già allora un importante centro politico e culturale sotto il dominio della famiglia d’Este, vedeva fiorire cantieri e iniziative volte a celebrarne il prestigio. Fu in questo contesto che, a partire dal 1385, Alberto V d’Este, marchese di Ferrara e Modena, diede avvio alla costruzione di Schifanoia. Il suo intento era chiaro: creare una residenza suburbana destinata al riposo, alla caccia, ai ricevimenti e a tutte quelle attività che potessero “schivare la noia”.

Le architetture estensi di quel periodo, come Palazzo Schifanoia, il vicino e leggendario Palazzo di Belfiore (purtroppo in gran parte perduto) e Palazzo Paradiso (oggi sede della Biblioteca Ariostea, anch’esso eretto per volere di Alberto V), rappresentano testimonianze preziose e relativamente rare di un’epoca di grande fermento edilizio. Schifanoia, in particolare, nasceva come un edificio a un solo piano, probabilmente con un portico e un aspetto più modesto rispetto a come lo conosciamo oggi, ma già intriso di quella filosofia del vivere che ne avrebbe caratterizzato la storia. La sua posizione, leggermente defilata rispetto al cuore pulsante della città medievale ma non troppo distante, era ideale per garantire tranquillità senza rinunciare alla comodità.

L’Età d’Oro di Schifanoia: Gli Splendori sotto Borso d’Este

Se Alberto V ne fu il fondatore, fu sotto il dominio di Borso d’Este, primo duca di Ferrara (dal 1471, ma già signore di fatto da decenni), che Palazzo Schifanoia conobbe la sua stagione più fulgida e le trasformazioni che lo consacrarono alla storia dell’arte. Attorno al 1465-1471, Borso impresse la sua potente personalità e la sua visione politica anche nell’ampliamento e nell’abbellimento della sua “delizia”. Il palazzo venne sopraelevato, assumendo una mole più imponente, e soprattutto fu arricchito di quegli apparati decorativi che ne avrebbero decretato la fama imperitura.

Borso, figura chiave del Rinascimento ferrarese, era un sovrano attento all’immagine e un mecenate generoso. Voleva che Schifanoia non fosse solo un luogo di svago personale, ma anche uno strumento di rappresentanza ducale, un palcoscenico dove esibire la prosperità e il buon governo del suo ducato. Le feste, i banchetti, gli incontri con ambasciatori e ospiti illustri trovavano qui una cornice sontuosa. Immaginate l’atmosfera: dame e cavalieri in abiti sfarzosi, musici che allietavano gli incontri, intellettuali e artisti che discutevano animatamente, il tutto sotto lo sguardo attento del Duca, che proprio attraverso la magnificenza di Schifanoia comunicava la sua grandezza.

L’Architettura di Schifanoia: Un Viaggio tra Esterno e Interno

Quando oggi ci si avvicina a Palazzo Schifanoia, l’occhio è catturato da una lunga facciata in mattone a vista, severa ed elegante al tempo stesso. Questo aspetto, tuttavia, è il risultato di rimaneggiamenti successivi. In origine, sotto Borso d’Este, la facciata era intonacata e vivacemente decorata con motivi geometrici, probabilmente esagoni colorati, che le conferivano un aspetto più leggero e pittorico, in linea con la sua funzione di “delizia”. Di quell’antica policromia, purtroppo, non resta traccia visibile.

Ad impreziosire l’ingresso principale si erge un magnifico portale marmoreo scolpito, databile intorno al 1467-1470. Questo capolavoro, attribuito ad Ambrogio di Giacomo da Milano e Antonio di Gregorio, con il suo arco trionfale, i bassorilievi e l’iscrizione dedicatoria a Borso, funge da elegante biglietto da visita, preannunciando le meraviglie custodite all’interno. Curiosamente, le fonti storiche, come una lettera di Joannes Compagnus a Ercole I (successore di Borso), menzionano una fornace nelle vicinanze di Schifanoia dove il figulo Ludovico da Modena produceva “quadri vidriati” (piastrelle smaltate) per rivestire alcune stanze del palazzo. Sebbene non siano emerse tracce archeologiche di questa fornace, ciò testimonia la continua ricerca di raffinatezza decorativa e l’impiego di artigiani specializzati per l’abbellimento della residenza.

Una volta varcata la soglia, si accede al piano nobile, cuore pulsante della vita di Schifanoia. Qui, nonostante le dispersioni e le distruzioni subite nel corso dei secoli, si respira ancora l’aria del Rinascimento. Il percorso museale odierno si snoda attraverso diverse sale, ognuna con la sua storia e le sue peculiarità, ma è indubbio che l’attenzione di ogni visitatore sia magneticamente attratta verso l’ambiente più celebre: il Salone dei Mesi.

Il Cuore Pulsante di Schifanoia: Il Salone dei Mesi, Capolavoro del Rinascimento

Il Salone dei Mesi è, senza mezzi termini, uno dei cicli pittorici più straordinari e complessi del Rinascimento italiano. Realizzato in un tempo sorprendentemente breve, tra il marzo 1469 e i primi mesi del 1470, per volere di Borso d’Este, questo vasto ambiente era destinato a sbalordire e a comunicare un messaggio potente. Non si trattava di una semplice decorazione, ma di un vero e proprio manifesto politico e culturale, un microcosmo che celebrava il buon governo del duca, l’armonia del suo stato e la sua personale magnificenza, il tutto intessuto di complessi riferimenti astrologici e mitologici.

Gli Artisti all’Opera: La Scuola di Cosmè Tura

La realizzazione di un’opera così vasta e impegnativa richiese il concorso di più mani. A dirigere i lavori fu chiamato Cosmè Tura, il caposcuola della pittura ferrarese del Quattrocento, un artista dal segno incisivo e visionario. Accanto a lui, o meglio sotto la sua egida, operarono altri talenti, tra cui spiccano i nomi di Francesco del Cossa ed Ercole de’ Roberti. Proprio a Del Cossa dobbiamo una delle testimonianze più vive e toccanti del lavoro nel Salone: una sua celebre lettera, inviata a Borso d’Este, in cui lamentava la scarsa paga ricevuta per i tre mesi da lui affrescati (Marzo, Aprile, Maggio), rivendicando con orgoglio la qualità superiore del suo lavoro rispetto agli altri pittori “tristi garzoni” e chiedendo un giusto compenso. Questa lettera non solo ci offre uno spaccato delle dinamiche di cantiere, ma sottolinea anche la consapevolezza del proprio valore da parte degli artisti rinascimentali. Ercole de’ Roberti, all’epoca più giovane, è invece accreditato per il mese di Settembre e per alcune figure di altri mesi, dimostrando già quel talento che lo porterà a diventare uno dei grandi maestri della successiva generazione.

La Struttura degli Affreschi: Un Universo Simbolico

Le pareti del Salone sono scandite da paraste dipinte che dividono lo spazio in dodici riquadri, uno per ogni mese dell’anno. Purtroppo, il tempo e l’incuria hanno cancellato parte di questo ciclo grandioso: oggi possiamo ammirare integri solo i mesi che vanno da Marzo a Settembre (la parete Nord e quella Est). Ogni riquadro mensile è a sua volta suddiviso orizzontalmente in tre fasce sovrapposte, ognuna con un suo preciso significato:

  1. Fascia Superiore (Mondo Divino): Qui trionfa la divinità pagana protettrice del mese, raffigurata sul suo carro trionfale, circondata da personaggi e simboli che ne illustrano gli attributi e le sfere d’influenza. È la sfera celeste, mitologica, che domina e influenza il mondo sottostante.
  2. Fascia Centrale (Mondo Astrologico): Al centro di questa fascia campeggia il segno zodiacale del mese, affiancato da tre figure enigmatiche, i “decani” (suddivisioni astrologiche del segno), che presiedono a periodi di dieci giorni. Attorno, i “figli del segno” sono intenti nelle attività tipiche di quel periodo dell’anno, offrendo uno spaccato vivido della vita quotidiana e lavorativa del tempo.
  3. Fascia Inferiore (Mondo Terreno di Borso): Questa è la sezione più direttamente legata alla celebrazione del Duca. Qui Borso d’Este è il protagonista indiscusso, ritratto in diverse scene che ne esaltano le virtù di governante: mentre amministra la giustizia, partecipa a battute di caccia, assiste a tornei, riceve ambasciatori o si dedica ad atti di generosità. È la cronaca dipinta del suo operato, un’autocelebrazione elegante e potente.

Un Viaggio Attraverso i Mesi Sopravvissuti:

  • Marzo (Affresco di Francesco del Cossa): Dominato dal trionfo di Minerva, dea della saggezza e delle arti, questo mese mostra Borso che parte per la caccia e amministra la giustizia. Le scene sono ricche di dettagli vivaci, dai costumi dei personaggi alla resa dei paesaggi. È uno dei mesi più celebrati per la sua qualità pittorica.
  • Aprile (Affresco di Francesco del Cossa): Il trionfo di Venere, dea dell’amore e della fertilità, introduce scene di vita cortese, come il Palio di San Giorgio, e Borso che assiste a giochi e spettacoli. La delicatezza dei colori e l’eleganza delle figure sono notevoli.
  • Maggio (Affresco di Francesco del Cossa e altri): Apollo, dio della musica e della poesia, presiede questo mese. Le scene inferiori mostrano attività agricole e Borso che riceve doni. È qui che la collaborazione tra Del Cossa e altri aiuti diventa più evidente.
  • Giugno (Pittore Ferrarese, forse Gherardo di Andrea Fiorini o lo stesso Tura in parte): Il trionfo di Mercurio, dio del commercio e della comunicazione. Le scene di Borso sono legate ad attività di governo e alla vita cittadina.
  • Luglio (Pittore Ferrarese, forse Gherardo di Andrea Fiorini): Giove e Cibele trionfano, simboleggiando il potere e la fecondità della terra. Borso è impegnato in udienze e atti di clemenza.
  • Agosto (Pittore Ferrarese, forse Cosmè Tura o collaboratori): Il trionfo di Cerere, dea delle messi, introduce scene di raccolto e Borso che partecipa a cerimonie religiose.
  • Settembre (Affresco di Ercole de’ Roberti e altri, forse Cosmè Tura): Vulcano, dio del fuoco e della metallurgia, domina la scena superiore. Le scene inferiori, attribuite in parte al giovane Ercole de’ Roberti, mostrano Borso durante la vendemmia e in altre attività legate alla fine dell’estate. La vivacità e il dinamismo di alcune figure preannunciano lo stile maturo di De Roberti.

I mesi da Ottobre a Febbraio, che decoravano la parete Sud e quella Ovest, sono andati quasi completamente perduti a causa di crolli e rifacimenti successivi. Ciò che resta è frammentario, ma sufficiente a far intuire la grandiosità dell’intero progetto. Nonostante queste perdite, il Salone dei Mesi rimane una delle più alte e complesse espressioni della cultura rinascimentale, un libro illustrato che racconta la visione del mondo di un’intera epoca.

L’Enigma dell’Iconografia: Pellegrino Prisciani e il Programma del Salone dei Mesi

Dietro un ciclo di affreschi così complesso e denso di significati non poteva che esserci una mente erudita, capace di orchestrare simboli astrologici, mitologici e filosofici in un programma unitario. Le fonti storiche e la critica moderna convergono nell’indicare in Pellegrino Prisciani una delle figure chiave, se non l’ideatore principale, di questo sofisticato programma iconografico.

Prisciani (circa 1435-1518) era una personalità di spicco alla corte estense: astrologo di corte, bibliotecario ducale, storiografo ufficiale e archivista. La sua vasta cultura, che spaziava dall’astronomia alla storia, dalla filosofia alla letteratura classica, lo rendeva il candidato ideale per concepire un’opera che doveva celebrare il Duca Borso non solo come condottiero e politico, ma anche come uomo di cultura, il cui regno era in armonia con le leggi del cosmo e con i dettami della sapienza antica. Le fonti indicano infatti che all’elaborazione del programma iconografico del Salone parteciparono un astrologo e un bibliotecario, ruoli che Prisciani ricopriva.

Autore delle Historiae Ferrariae, la prima storia documentata di Ferrara, Prisciani aveva accesso a una mole impressionante di informazioni e manoscritti, inclusi testi astrologici e mitologici che furono certamente la base per le invenzioni del Salone. Il suo coinvolgimento, sebbene non attestato da un documento definitivo che lo nomini esplicitamente come unico autore del programma, è supportato dalla coerenza interna del ciclo e dalla sua profonda conoscenza delle discipline necessarie. Il Salone dei Mesi, quindi, non è solo un capolavoro pittorico, ma anche un affascinante documento dell’alta cultura umanistica che permeava la corte ferrarese.

Palazzo Schifanoia Attraverso i Secoli: Decadenza e Riscoperta

Con la devoluzione di Ferrara allo Stato Pontificio nel 1598 e la partenza della famiglia d’Este per Modena, Palazzo Schifanoia, come molte altre residenze estensi, iniziò un lungo periodo di declino. Privato della sua funzione originaria e della cura ducale, subì trasformazioni e usi impropri. Per un certo periodo, alcune sue parti furono adibite a manifattura di tabacchi, un destino inglorioso per un luogo nato per “schivare la noia” con la bellezza e l’arte.

Il magnifico Salone dei Mesi, in particolare, fu per secoli dimenticato, le sue pareti scialbate o coperte, i suoi colori sbiaditi. Fu solo nell’Ottocento, grazie all’interesse di studiosi e storici dell’arte locali e internazionali, che si iniziò a riscoprire questo tesoro nascosto. I primi restauri, seppur a volte invasivi secondo i criteri moderni, permisero di riportare alla luce gli affreschi e di restituirli, almeno in parte, al loro antico splendore. La riscoperta del Salone dei Mesi fu un evento di portata europea, che riaccese i riflettori sulla grandezza della scuola pittorica ferrarese del Quattrocento.

Nel corso del XX secolo, Palazzo Schifanoia è stato progressivamente restaurato e trasformato nel Museo Civico d’Arte Antica che conosciamo oggi, un percorso che ha permesso di salvaguardare e valorizzare non solo il Salone dei Mesi ma anche altre collezioni e ambienti storici del palazzo.

Visitare Palazzo Schifanoia Oggi: Guida Pratica per il Turista

Una visita a Palazzo Schifanoia è un’esperienza imperdibile per chiunque desideri conoscere a fondo l’anima rinascimentale di Ferrara. Oggi il palazzo ospita i Musei Civici d’Arte Antica, offrendo un percorso espositivo ricco e variegato.

Il Percorso Museale: Oltre il Salone dei Mesi

Sebbene il Salone dei Mesi sia l’attrazione principale, dedicate tempo anche alle altre sezioni del museo:

  • Ala Trecentesca: Qui potrete ammirare collezioni di varia natura, tra cui ceramiche, avori, bronzetti, codici miniati e una pregevole collezione numismatica che racconta la storia della monetazione estense.
  • Sala delle Virtù (o Sala degli Stucchi): Un altro ambiente di grande pregio, realizzato tra il 1465 e il 1467 da Domenico di Paris e collaboratori per Borso d’Este. Ammirate il soffitto ligneo dorato e intagliato e le splendide decorazioni a stucco policromo che raffigurano le Virtù Cardinali e Teologali, insieme a putti e motivi araldici estensi.
  • Sala delle Imprese: Qui potrete osservare altre testimonianze della committenza di Borso.

Consigli per la Visita: Prendetevi almeno 2-3 ore per una visita completa. Se possibile, informatevi sulla disponibilità di visite guidate o audioguide, che possono arricchire notevolmente la comprensione del Salone dei Mesi e delle sue complesse iconografie. Non abbiate fretta: soffermatevi sui dettagli degli affreschi, cercate di riconoscere i personaggi e le scene descritte, lasciatevi trasportare indietro nel tempo.

Informazioni Utili: Palazzo Schifanoia si trova in Via Scandiana, 23. Per orari di apertura, costi dei biglietti, eventuali riduzioni, gratuità e per verificare l’accessibilità, è sempre consigliabile consultare il sito web ufficiale dei Musei Civici d’Arte Antica di Ferrara (https://www.comune.fe.it/schifanoiaNota: questo è un link di esempio, verificare sempre l’URL corretto e aggiornato) prima della vostra visita, poiché possono variare stagionalmente o a causa di eventi speciali.

Schifanoia nel Contesto delle Delizie Estensi e della Ferrara Rinascimentale

Palazzo Schifanoia non era un episodio isolato, ma faceva parte di un sistema più ampio di “Delizie Estensi”: un insieme di ville e palazzi, spesso situati nelle immediate vicinanze della città o nelle campagne circostanti, che gli Este utilizzavano per lo svago, la caccia, i ricevimenti e per sfuggire agli impegni ufficiali del Palazzo Ducale (l’attuale Palazzo Municipale) e del Castello Estense. Ogni delizia aveva le sue caratteristiche, ma tutte condividevano lo scopo di offrire un ambiente raffinato e piacevole. Tra le più famose, oltre a Schifanoia, si ricordano Belriguardo (la “Versailles” degli Este, oggi parzialmente conservata), Belfiore (ampiamente perduta ma celebrata per il suo studiolo), e il Castello di Mesola.

Visitare Schifanoia permette quindi di comprendere meglio questo aspetto peculiare della vita di corte estense e l’importanza data al benessere e alla cultura. La sua posizione, dirimpetto al Lapidario Civico (che raccoglie importanti reperti romani e medievali) e non lontano da altre aree storiche, lo inserisce perfettamente in un itinerario di scoperta della Ferrara rinascimentale. Dopo aver ammirato gli affreschi di Borso, potreste proseguire la vostra esplorazione verso il Castello Estense (se esiste un articolo su questo) o la Cattedrale di San Giorgio (ipotetico link interno), per completare il vostro tuffo nella storia della città.

L’Eredità di Schifanoia: Un Messaggio Attraverso i Secoli

Palazzo Schifanoia è molto più di un elegante edificio storico o di un contenitore di opere d’arte. È un simbolo potente della civiltà rinascimentale ferrarese, un luogo dove il mecenatismo ducale incontrò il genio artistico e l’erudizione umanistica per creare qualcosa di unico e duraturo. Gli affreschi del Salone dei Mesi, con la loro celebrazione del buon governo, dell’armonia cosmica e della bellezza terrena, continuano a parlarci a distanza di secoli, offrendoci una finestra privilegiata su un mondo lontano e affascinante.

Nonostante le perdite subite – la porzione mancante del ciclo pittorico, la trasformazione della facciata originale – ciò che rimane all’interno delle mura di Schifanoia testimonia l’apice culturale e artistico raggiunto da Ferrara sotto il dominio degli Este. È un invito a “schivare la noia” della quotidianità, immergendosi nella storia, nell’arte e nella profonda intelligenza di un’epoca che ha segnato indelebilmente il cammino della civiltà occidentale. Una visita a Palazzo Schifanoia non è semplicemente un momento turistico, ma un arricchimento culturale profondo, un’esperienza che rimarrà impressa nella memoria di chiunque varchi la sua soglia.


Link Utili e Approfondimenti (Suggerimenti):

  • Sito Ufficiale dei Musei Civici d’Arte Antica di Ferrara – Palazzo Schifanoia: [Inserire qui il link ufficiale aggiornato]
  • Turismo Ferrara (Sito Ufficiale del Comune): [Inserire qui il link ufficiale aggiornato]
  • Per approfondire le figure degli artisti e il contesto storico, si consiglia la consultazione di fonti autorevoli come l’Enciclopedia Treccani online.

Link Interni Suggeriti (da verificare e inserire se pertinenti sul sito nelcuorediferrara.it):

  • Un articolo sulla storia della Dinastia Estense.
  • Una guida al Castello Estense.
  • Un articolo dedicato alla Cattedrale di Ferrara.
  • Un itinerario dedicato alla Ferrara Rinascimentale.
  • Un pezzo sulla cucina tradizionale ferrarese, per contestualizzare anche gli aspetti della vita quotidiana del tempo.